Prodotti per celiaci, i prezzi sono troppo alti
Una denuncia di Fiamma Tricolore chiede l'intervento dell'Antitrust per regolamentare il costo degli alimenti senza glutine: 'La materia prima non giustifica rincari così elevati'
Pubblicato il 04/09/2012«Il vero problema dei celiaci? È il costo degli alimenti». È molto dura la denuncia di Natale Giamo, esponente del movimento Fiamma Tricolore di Catanzaro, che sulla stampa locale calabrese ha scatenato un acceso dibattito sui problemi vissuti dai celiaci per acquistare i prodotti senza glutine, molto più costosi rispetto a quelli di uso comune. Problemi che a dire la verità interessano più o meno l'intera penisola italica, e che vale la pena di riprendere.
Il movimento Fiamma Tricolore ha svolto un'analisi del sistema sanitario calabrese, e tra le numerose problematiche riscontrate ha deciso di evidenziare quella dei celiaci come una delle più gravi, poiché «di ambito generale e con risvolti inquietanti», come spiega Giamo. «Chi è ammalato di celiachia è costretto a mangiare, e quindi ad acquistare, prodotti senza la presenza di glutine, sostanza presente soprattutto nei farinacei (pane e pasta) ma non solo. Per tali spese i celiaci godono di buoni-acquisto di circa cento euro mensili, ultimamente anche ridotti di circa un terzo. Il problema che costoro si pongono, e noi con loro, è dettato dallo spropositato prezzo che i prodotti per celiaci attualmente hanno, nonché dal modo con cui i buoni-acquisto possono essere spesi. In entrambi i casi è forte il sospetto che si sia creato un "cartello", sia nell’ambito delle case produttrici che in quello dei dettaglianti "istituzionali" (cioè dove è possibile spendere i buoni-acquisto erogati dalle Asl) di questi prodotti».
L'accusa di Giamo, se veritiera, sarebbe molto grave. Ma pare che il suo movimento abbia qualche elemento per avvalorare il suo sospetto. Prosegue infatti l'esponente di Fiamma Tricolore: «Abbiamo personalmente constatato che i prodotti per celiaci hanno un prezzo all’incirca dieci volte, e anche di più, superiore al prezzo del prodotto "normale". Il tutto senza una ragionevole spiegazione, visto che il prezzo dei prodotti da lavorare per produrre, ad esempio, la farina senza glutine è solo leggermente superiore, e addirittura il prezzo della lavorazione, dei prodotti aggiunti e del trasporto sono identici ai prodotti comuni. A ciò si aggiunge anche il fatto che sul territorio calabrese esistono pochissimi centri dove i buoni possono essere spesi (ad esempio a Catanzaro non sono più di tre), il che crea una situazione di quasi monopolio che certamente nuoce chi si trova in condizione disagiate a causa della malattia. Per fare qualche esempio concreto, basti pensare che un chilo di pasta senza glutine costa all’incirca dieci euro, un chilo di farina supera gli otto euro, e sei panini possono costare anche più di quattro euro. Allora la Fiamma Tricolore chiede delucidazioni alle istituzioni e alle associazioni di categoria che ci possono fornire una risposta più precisa, ma soprattutto si chiede un intervento mirato ad accertare eventuali irregolarità da parte dell'Antitrust, sola istituzione in grado di sciogliere i dubbi dei cittadini su un problema che la crisi economica rende ancora più acuto e di attualità di quanto già non fosse già in precedenza».
Il problema del costo elevato dei prodotti senza glutine è denunciato dai celiaci da tanti anni. L'ultima frontiera del risparmio è rappresentata dai negozi online, che riescono ad offrire sconti elevati giocando sui grandi quantitativi venduti. Ma per i celiaci sembra che questo ancora non basti.