La ricerca sulle cause della celiachia parte da Salerno
Un nuovo e ambizioso studio internazionale si propone di risolvere i dilemmi più caldi sulla malattia. Per i celiaci è possibile partecipare ed essere "studiati".
Pubblicato il 14/11/2016Quali sono i fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia celiaca? Può la celiachia essere diagnosticata in modo precoce? Ed è possibile prevenirla? La risposta arriverà da uno studio di portata internazionale di cui la Campania è coprotagonista. È infatti proprio a Salerno che un team di medici e ricercatori si è messo al lavoro per dare risposte ad alcuni dei dilemmi più caldi riaguardanti la malattia celiaca: lo farà con uno studio multicentrico a lungo termine, che parte dal Center for Celiac Research e dall’Harvard Medical School per approdare nella città campana.
GDGEMM – questo l'acronimo del progetto – sta per "Celiac Disease Genomic Environmental Microbiome and Metabolomic Study". Vale a dire, uno studio che analizza tutti i fattori che determinano l’insorgere della malattia, da quello genetico a quello ambientale, dal microbiomico al metabolomico.
La ricerca prevede il reclutamento di bambini che hanno un parente di primo grado con celiachia, che saranno seguiti dalla nascita e per tutta l’età evolutiva. Ciascuna equipe è impegnata su un particolare aspetto e l’incrocio dei dati costituirà un passaggio decisivo per la diagnosi e la prevenzione di una malattia che colpisce l’1% della popolazione in Europa e Stati Uniti e che sta emergendo anche in Asia.
Tra i fattori esaminati ci sarà innanzitutto l’informazione genetica, ereditata dai propri genitori. Poi si osserverà l’influenza ambientale – in particolare il tipo di parto, l’uso di antibiotici, allattamento materno o artificiale e il momento di introduzione di certi alimenti, insieme con altre componenti della storia medica del piccolo – per scoprire se alcuni di questi fattori, da soli o combinati tra loro, contribuiscono allo sviluppo della celiachia. E ancora, si analizzerà il microbioma (ossia l’insieme di batteri che aiutano a metabolizzare e digerire il cibo), che partecipa allo sviluppo del sistema immunitario e che sembra avere un ruolo nella malattia. Infine, sarà utilizzato anche l’approccio metabolomico.
«Gli eventi che avvengono nel nostro intestino producono elementi che sono chiamati metaboliti, che differiscono da persona a persona e dipendono dai geni, dalla composizione del microbioma e dalla scelta del cibo» spiegano Giovanni Scala e Jacopo Troisi, i ricercatori che curano la parte metabolomica dello studio. «L’insieme dei metaboliti prodotti da un soggetto viene chiamato metaboloma. Il nostro compito è, appunto, quello di fotografare i metabolomi di diversi bambini, attraverso l’analisi delle feci, in modo da individuale tutti i cambiamenti nel loro ambiente e monitorandoli per la celiachia. In questo modo, avremo modo di classificare specifici profili metabolomici e utilizzare questi come modelli predittivi dello sviluppo della celiachia, prima che essa di fatto si manifesti».
È possibile candidarsi a partecipare allo studio: le indicazioni, per chi è interessato, si trovano cliccando qui.